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12 aprile: Climate Pride a Bologna. Invito alla costruzione collettiva della parade

  • Categoria dell'articolo:Bologna
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Quando parliamo di crisi climatica, guardare al termometro è come fissare il dito che indica la luna: mentre la temperatura media globale aumenta inesorabilmente – il 2024 è stato il primo anno in cui questo aumento ha superato l’incremento medio di 1,5 gradi centigradi – il Pianeta è prigioniero di guerre e genocidi, i territori che viviamo sono travolti dalle alluvioni e desertificati dalle siccità, mentre le nostre città sono rese sempre più invivibili da ondate di calore e costi di accesso alle abitazioni sempre più alti. 

Quando parliamo di giustizia climatica, non è di emissioni che stiamo parlando. Perché le emissioni sono un sintomo, lo scarico mortifero di una macchina sistemica che consuma vite e territori, distruggendo diritti, sogni, ambizioni, futuri. Un sistema che si regge sulla guerra, sulla violenza, sul colonialismo, sul patriarcato, e che per continuare a generare profitti per pochi trascina nel disastro ecologico gran parte della popolazione ‘più che umana’ del Pianeta. 

Lo scorso autunno, l’ennesima alluvione ha devastato le valli appenniniche emiliano romagnole e colpito duramente la nostra città, Bologna. Nelle stesse settimane a Valencia, in Spagna, la furia dell’acqua ha portato via centinaia di vite, mentre decine di migliaia  di automobili accatastate l’una sull’altra hanno rappresentato metaforicamente le devastazioni prodotte da un sistema sociale ed economico che ha fatto delle fonti fossili il principale strumento di arricchimento di pochi. L’escalation bellica crea morte e distruzione, poggiandosi su una sempre più schizofrenica corsa agli armamenti, mentre migliaia di donne e uomini non arrivano a fine mese. Le catastrofi ecologiche e ambientali si intrecciano a una congiuntura di guerra che sottrae redditi ed energie. Nonostante le ripetute alluvioni, il cemento continua a essere, anche nella nostra regione, l’elemento intorno al quale si progetta il futuro dei territori che viviamo. 

Lo scorso autunno, a Bologna, si è aperto un processo per fare spazio alle ecologie urbane, con l’obiettivo di immaginare officine di sperimentazione di pratiche ecologiche: infrastrutture sociali nelle quali costruire percorsi trasformativi e progetti concreti, capaci di parlare di energie e territori, di generare rivendicazioni, azioni e conflitti verso la giustizia climatica. Nelle stesse settimane, a Campi Bisenzio e su proposta del Collettivo di Fabbrica GKN, si è aperto un processo verso gli Stati Generali della giustizia climatica e sociale

Agli intrecci mortiferi che ci trascinano nella crisi climatica, vogliamo contrapporre intrecci collettivi capaci di darci gli strumenti di ri-progettare collettivamente i nostri spazi di vita: dal piano di reindustrializzazione dal basso di GKN alle pratiche ecologiche urbane, dalle esperienze agroecologiche alle rivendicazioni per il diritto all’abitare, attraverso l’opposizione alla guerra come strumento per consolidare egemonie socio-economiche, vogliamo rafforzare le nostre convergenze per allargare quegli interstizi sociali a partire dai quali costruire altrove possibili. 

In questo intreccio di convergenze è nato un calendario di iniziative collettive; tra queste, il 12 aprile 2025 a Bologna è in programma il Climate Pride: una street parade che vuole connettere pratiche e rivendicazioni e costruire spazi per le ecologie urbane, mettendoci alla ricerca delle parole e delle intersezioni per cambiare tutto.

Come abbiamo fatto in tante occasioni; come abbiamo fatto il 22 ottobre 2022: convergere per insorgere: alla ricerca delle parole, delle pratiche e delle intersezioni per cambiare tutto, vi invitiamo a partecipare alla costruzione del Climate Pride, a partire dall’assemblea che si terrà a Bologna il 9 febbraio 2025 (ore 15:30, Vag61) verso gli stati generali della giustizia climatica e sociale. 

Questo presente non è il nostro futuro: ci vediamo nelle prossime settimane!