Il Ravone Rampante - un trekking lungo i torrenti dell'alluvione
Dopo l’alluvione che nella notte tra il 19 e il 20 ottobre, ha colpito Bologna, abbiamo sentito il bisogno di conoscere, capire, immaginare. Perché il presente di fango e melma che abbiamo vissuto non deve diventare il nostro futuro, e perché ridefinire la dimensione idraulica urbana significa ripensare la città, i suoi spazi sociali e naturali, la qualità delle nostre vite.
Per questo, abbiamo camminato con un trekking lungo il corso del torrente Ravone, che quella notte ha rotto in più punti la tombatura nel quale è stato confinato alcuni decenni fa, e acqua e fango hanno invaso case, garage e cantine. Per decenni, ci siamo dimenticate/i dell’esistenza di quel torrente, che nasce nei colli bolognesi e, all’ingresso in città, si nasconde sotto strade ed edifici.
Nell’arco di sedici mesi, l’Emilia Romagna è stata colpita da quattro alluvioni. Piogge intense si sono riversate in pochi giorni sui nostri territori, dopo lunghi mesi di siccità. Gli effetti del riscaldamento globale cambiano anche il clima dei nostri territori che, d’altra parte, in questi anni hanno continuato ad essere cementificati, con la nostra regione che occupa i primi posti nelle classifiche per il consumo di suolo.
Le foto del trekking
Scarica la mappa in formato PDF. Se invece vuoi le tracce GPX delle tre sezioni del trekking, scaricale dai link qui sotto:
Due mesi dopo l'alluvione di Bologna:
reimmaginare l'urbano
C’è una lezione che gli ultimi mesi ci hanno duramente insegnato. I fenomeni meteorologici a cui abbiamo assistito sono la nuova normalità. Di fronte alle conseguenze del riscaldamento globale, non possiamo limitarci a pensare a come risarcire i danni, perché nel gioco a perdere, è chi ha meno che perde comunque di più. D’altra parte, la crisi climatica è qui e ora, e questo presente fatto di pale e stivali durante il quale abbiamo dedicato collettivamente migliaia di ore del nostro tempo a spalare fango e melma, non può e non deve essere il nostro futuro. Non possiamo buttare via tutto ogni volta per poi sperare in un risarcimento: dobbiamo, invece, ripensare il come viviamo i nostri territori, con la consapevolezza che non sarà un accorgimento idraulico a risolvere miracolosamente le sfide che il riscaldamento globale ci pone.