Siamo RESET, una rete di associazioni, spazi sociali, attiviste sindacali, ambientali, Rete per lo Sciopero Sociale Eco-transfeminista, RESET Against the war.
Siamo intersezionali per scelta e composizione. Siamo contro la guerra come strumento di comando del capitale e dei suoi apparati politici contro la vita sul pianeta.
Saremo al climate pride, perché crediamo che la lotta per difendere la vita sul pianeta terra sia anche una lotta contro la guerra. Siamo qui perché oggi, ogni battaglia contro il militare è anche una battaglia a difesa degli ecosistemi.
Il dispositivo della guerra amplifica e accelera la catastrofe ecologica che abbiamo davanti ai nostri occhi.
La guerra è un principio di assoggettamento di acqua, terre, risorse, energie che diventano strumentali alla violenza e alla sopraffazione su altre terre e altre risorse.
È un meccanismo a catena infernale che vogliamo e dobbiamo fermare.
Le ingenti spese militari si traducono nel privare i territori delle poche risorse necessarie a contrastare la crisi climatica, dal welfare per le persone più deboli alla tutela e alla protezione del territorio e degli ecosistemi in pericolo.
Oggi, alla tragedia umanitaria che si è consumata davanti agli occhi di tutto il mondo ai danni delle popolazioni vittime dell’occupazione e della colonizzazione manu militari, in Palestina come nell’est Europa, si aggiunge la farsa delle trattative sulle tregue. Trattative in cui capi di Stato, tra cui persone sotto accusa per crimini di guerra al Tribunale penale internazione e affaristi spregiudicati con condanne per corruzione o stupro, offrono lo spettacolo indegno di chi si affanna per i suoi propri affari: terre rare, gas, resort di lusso e corsa al riarmo con massicci investimenti di denaro pubblico in favore dell’industria di armi.
Ancora una volta la violenza del capitale bellico nei territori diventa violenza contro le persone e gli ecosistemi.
Il nostro Reset è un rifiuto della guerra ai territori e ai nostri corpi, perpetrata a colpi di cemento, come sta accadendo in questi giorni a pochi passi da Roma, a Fiumicino, con la costruzione del nuovo porto crocieristico, o nelle tante speculazioni delle nostre città fatte con cemento e mattoni.
La guerra, attraverso decreti sicurezza e eserciti schierati nelle strade, militarizza la nostra vita quotidiana e riduce gli spazi di espressione del dissenso e di costruzione di nuovi immaginari ecosostenibili.
Reset respinge come fermezza la guerra portata avanti con tagli alla tutela dell’ambiente, spesa sociale, propaganda nelle scuole, chiusure di consultori e centri antiviolenza.
Reset rifiuta la guerra ideologica che impone una visione del mondo, delle soggettività e delle relazioni binaria e che sdogana l’uso della forza e della violenza contro l’alterità.
RESET against the war è un grido di rifiuto, di diserzione, è l’idea e la voglia di cancellare la tragedia e la farsa del presente dal nostro futuro.