La notizia è passata in sordina. Anzi, non è proprio passata: lunedì 2 maggio il consiglio comunale di Bologna ha dato parere favorevole all’allargamento a tre corsie dell’autostrada Bologna – Padova. Ma, a differenza del ‘Passante di nuova generazione’, in questo caso nessuno ha ritenuto di dover fare post enfatici raccontandoci che le opere approvate nella ‘città più progressista d’Italia’ non possono che diventare ‘simbolo della transizione ecologica nazionale’.
Sarà perché quell’autostrada non si chiama ‘Passante di Mezzo’. O perché, in questo caso, nessuno ha perso tempo a rivendicare improbabili compensazioni. L’opera si fa, avanti con gli espropri, e già che ci siamo chiediamo a Società Autostrade di installare un po’ di pannelli fotovoltaici. Eppure, le conseguenze per Bologna sono importanti, a maggior ragione nel momento in cui la città si propone di accelerare la transizione per essere ‘carbon-neutral’ entro il 2030.
Questa nuova opera infrastrutturale è la logica conseguenza dell’allargamento del Passante di Mezzo. Qualcuno, votando in consiglio comunale il ‘Passante di nuova generazione’, aveva affermato che quella sarebbe stata l’ultima volta che Bologna avrebbe approvato l’allargamento di un’autostrada. Sono passati solo 5 mesi, e già ci risiamo. Ma non è una sorpresa: perché allargare il Passante di Mezzo non è una scelta fatta per servire Bologna: è la prima indispensabile mossa per rafforzare il sistema di autostrade che fa dell’Emilia-Romagna il cuore del trasporto su gomma nazionale; è, in altre parole, un investimento in altri decenni di mezzi pesanti, furgoni e furgoncini che spostano merci lungo la pianura Padana, da e verso il sud d’Italia.
Per capirlo, basta una cartina geografica: se vuoi continuare a investire sul trasporto su gomma – e in Italia più di qualcuno vuol farlo – Bologna rischia d’essere l’imbuto. L’allargamento del Passante non è a beneficio delle/dei pendolari bolognesi, che vedrebbero crescere la qualità della propria vita se fossero messi nelle condizioni di non dover usare l’auto e potersi muovere diversamente – ma di chi vuol vedere crescere il numero di tir, bus, e auto che ogni giorno si muovono.
Nel frattempo, come ci ricorda il rapporto MobilitAria 2022, negli ultimi vent’anni a Bologna le emissioni di CO2 del settore dei trasporti su strada “hanno subito un incremento del 30%”, ed emerge che nelle città “in cui ricadono importanti arterie autostradali e/o tangenziali, si osservano i valori percentuali più alti”. Come a dire: il problema, a Bologna, è il Passante.
Dallo stesso rapporto emerge che a Bologna, nel triennio 2017-2019, gli spostamenti in automobile sono il 56% del totale, ma soltanto il 22% degli spostamenti supera i 10 km di distanza. Cosa significa? Che, se ci fossero le condizioni, gran parte delle/dei pendolari bolognesi potrebbero spostarsi in bici, a piedi o con i mezzi di trasporto pubblici. Rendendo di fatto irrilevante l’allargamento delle tangenziali, motivazione sulla quale i promotori del progetto di espansione del Passante di Mezzo hanno fatto leva per convincere tante/i bolognesi.
Ma, da questi progetti autostradali, chi vive a Bologna ha ben poco da guadagnarci. E allargare il Passante non è che la prima mossa per condannare Bologna a decenni di trasporto su gomma.