La nostra associazione AMO Bologna Onlus nel 2016 ha alzato gli scudi contro il progetto di allargamento fino a 18 corsie della tangenziale-autostrada di Bologna, noto anche come Passante di Mezzo o Passante di Bologna. Ennesima colata di cemento e asfalto su un territorio che fa letteralmente acqua da tutte le parti. Grande opera inutile e dannosa imposta dall’alto, i cui benefici vanno a pochi soggetti economici privati, mentre i danni sono a carico dell’ambiente e della salute pubblica.
Noi abbiamo detto no. Chi ha in carico l’amministrazione dei beni comuni, invece, è stato fin dall’inizio promotore, alfiere e paladino di questo scempio. Abbiamo impugnato il decreto di compatibilità ambientale al TAR di Bologna, che il 18 febbraio 2024, dopo sei anni dal ricorso, ci ha dato torto e condannati alle spese per decine di migliaia di euro.
Numerose sigle ambientaliste hanno chiesto al Sindaco di Comune e Città Metropolitana di rinunciare alle spese con un atto politico, anche per prendere le distanze dal clima diffuso di intimidazione del dissenso che interessa il nostro paese negli ultimi tempi. Richiesta ignorata, come da copione.
Così abbiamo già pagato 19.495 Euro alla Città Metropolitana e 16.722,66 al Comune di Bologna, per un totale di oltre 36.000 euro, e attendiamo di sapere se la Regione ci chiederà i 15.000 euro di sua competenza.
Per far fronte alle spese abbiamo lanciato una raccolta fondi che resterà aperta fino al 31 maggio 2025. Ringraziamo di cuore chi ha già contribuito. Ogni contributo, anche piccolo, ci aiuta non solo a sostenere il peso economico, ma anche a sentire l’abbraccio della comunità sempre più larga che nel tempo si è unita a noi nella lotta.
Nei mesi scorsi abbiamo saputo da autorevoli ministri e sottosegretari che il progetto di allargamento della tangenziale-autostrada si è arenato per un problema di costi. La stima iniziale, quando il progetto fu presentato nel 2016, era di 700 milioni di euro, ora quintuplicati a 3,5 miliardi. Il tratto interessato è di circa 13 chilometri, per un costo al chilometro di 270 milioni, grossomodo lo stesso costo del Tunnel della Manica.
Tra le motivazioni del ricorso al TAR abbiamo evidenziato che il decreto di VIA non ha tenuto nella dovuta considerazione il rischio climatico, sebbene il progetto ricada in un ambito urbano densamente abitato e particolarmente vulnerabile per l’elevata presenza di superfici impermeabili. Nelle relazioni tecniche che abbiamo presentato, firmate da esperti di chiara fama, è stata evidenziata la tendenza all’aumento in frequenza ed intensità delle ondate di calore e dei fenomeni di precipitazione estrema dovuti al cambiamento climatico, con conseguente incremento del rischio di esondazioni da bacini idrici e alluvioni urbane.
Nonostante i costi ingiustificabili e i danni certi all’ambiente, al clima e alla salute pubblica, il sistema di governo di Bologna e i suoi sponsor continuano a difendere a oltranza questo progetto assurdo. A noi non resta che continuare a dire no con tutta la forza che abbiamo.
Buona lotta a tutte e tutti.
AMO Bologna Onlus