Succede che un giorno stai scrollando Instagram, nella sezione stories, tra le tante te ne capita una che inizia così: “Lo sapevi che a Vicenza esiste un bosco di 11.000 mq proprio nel cuore dei Ferrovieri?…” E tu, mentre seI immerso in questo verde inaspettato, ti auto rispondi: “No, no che non lo sapevo, eppure a Vicenza ci sto da mo’”. L’esperienza dei boschi di Ca’ Alte e Lanerossi nasce per molti da qui, dal 3 maggio 2024, grazie a un gruppo di persone che ha liberato il primo bosco e l’ha fatto conoscere alla città. Si è creata sin da subito un’assemblea pubblica che si è incontrata ogni martedì nei boschi d’estate e al CS Bocciodromo (ora CSO) in caso di pioggia e d’inverno. Questa risposta dal basso è nata dall’esigenza di creare un’opposizione al progetto della TAV, in particolare al lotto 2 e al lotto 3, che prevedono la cantierizzazione di 177.507 mq di aree verdi, di cui 50.000 mq boschive. Grazie a un’autentica partecipazione, i residenti hanno cominciato a contattare esperti ambientali, giornalisti e a proporre eventi e attività. L’impegno per la difesa del quartiere è rinato, riscoprendo spazi e legami. Da maggio a oggi, i boschi sono stati il fulcro di una socialità diversa, intersezionale, che ha creato legami tra realtà del territorio e non solo: c’è chi si è reso disponibile a tenere aperti i boschi per fare in modo che più persone possibili potessero attraversarli, chi ha iniziato a costruire casette e piattaforme sugli alberi o barricate alternative come gli orti al Bosco di Ca’Alte, grazie alle istruzioni date dalla Comunità Vicentina per l’agroecologia. Sono arrivate persone a insegnarci un metodo di arrampicata accessibile e in sicurezza. Tra corsi di danza afro contemporanea di Mirine, performance suggestive come l’Uomo selvatico di Zanin e installazioni sonore, si sono organizzati convegni con ospiti come Marcolino, Zovi, Mezzalira, Bertola, e moltissimi altri. Uno dei segnali più importanti è stato quello di voler organizzare il Climate Camp annuale (di solito a Venezia) nei boschi di Vicenza, riconoscendo l’importanza e l’attualità di questa lotta e rendendo così il Woods Climate Camp uno degli eventi più importanti del 2024. Le tematiche trattate sono state variegate, ma tutte strettamente collegate l’una all’altra: diritti dei lavoratori, economia di guerra, genocidio dei popoli, migrazioni climatiche, tra i temi principali. Questi tre giorni hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, giovani e meno giovani, di realtà da tutta Italia (GKN, IRPIMEDIA, …) ma anche da gran parte dell’Europa, come Soulèvements de la Terre e altri collettivi del Nord Europa. Rivendichiamo giustizia climatica stiamo quindi provando a costruirla con la difesa dei boschi urbani, essenziali nella lotta all’inquinamento atmosferico e al cambiamento climatico in corso. Questi boschi, che aiutano a trattenere la CO2, drenano l’acqua e supportano la biodiversità, sono vitali in una città come Vicenza, già tra le più inquinate d’Europa. Consapevoli che la lotta contro un progetto devastante come la TAV non si limita solo ai boschi ci siamo mobilitati per entrare in contatto con le famiglie a rischio sfratto, alcune delle quali inconsapevoli, attivando il sindacato ADL Cobas che ha preteso dei tavoli di confronto con la prefettura, il comune, il general contractor Iricav 2 e RFI per dare una tutela a più di 80 famiglie che non hanno trovato una nuova sistemazione e rischiano di finire per strada. Infatti, mentre il TAV avanza, queste persone sono state abbandonate, senza che fossero previsti interventi adeguati a garantire una ricollocazione dignitosa. Per questo ci siamo trovati numerose volte sotto Iricav2 e il Comune per denunciare un grave fallimento delle amministrazioni locali che non sono riuscite a proteggere le persone. Una questione che l’assemblea dei boschi ha sempre avuto a cuore è che la costruzione di una giustizia climatica e sociale passa attraverso la mobilitazione collettiva. Le quasi 25mila firme raccolte nell’arco di pochi mesi dalla liberazione dei boschi, le manifestazioni e le fiaccolate sono atti di solidarietà che uniscono le persone e dimostrano come la giustizia si ottenga con l’impegno di tutti. Un futuro giusto e sostenibile può essere costruito solo con l’attivazione di ogni cittadino e cittadina, che diventa protagonista della difesa del territorio e pretende che le amministrazioni locali abbiano una reale volontà di garantire una progettazione sostenibile e responsabile del territorio.
Principali criticità del progetto TAV:
- Il progetto TAV a Vicenza, che prevede 6,2 km di binari per il secondo lotto costruttivo, avrà un impatto significativo sulla città. Il cantiere durerà 9 anni e costerà 2,2 miliardi di euro, attraversando metà della città. Le principali criticità riguardano:
- Consumo di acqua: Si stima che verranno utilizzati 360.000 litri di acqua al giorno, per un totale di oltre 1,1 miliardi di litri in 9 anni, ma non è ancora chiaro da dove provenga questa risorsa.
- Contaminazione da PFAS: L’area è già contaminata da sostanze chimiche pericolose per la salute, ma non sono stati effettuati studi sufficienti né sono state previste misure di prevenzione.
- Inquinamento dell’aria: Vicenza è una delle città più inquinate d’Europa. Il progetto TAV aumenterà le emissioni di polveri sottili, PM2,5 e ossidi di azoto, peggiorando ulteriormente la qualità dell’aria.
- Urbanistica: Prevede la demolizione di 35 edifici e l’esproprio di 200 famiglie, con circa 80 che rischiano di non trovare una nuova sistemazione. Inoltre, verranno cementificate 16 aree per realizzare i cantieri, per un totale di 177.507 metri quadrati. Il bosco ex Lanerossi e l’area di via Maganza sono a rischio disboscamento.
- Rumore: I lavori si svolgeranno principalmente di notte, con livelli di rumore superiori ai 60 dBA, che potrebbero avere impatti negativi sulla qualità della vita dei residenti.
- Costi: L’attraversamento di Vicenza ha visto un aumento esponenziale dei costi, passando da 805 milioni nel 2016 a 2,47 miliardi previsti nel 2024.