Viviamo un tempo in cui la crisi climatica sembra accelerare, e porre sfide impreviste anche dai climatologi. Intanto, la guerra è prepotentemente parte delle vite di milioni di persone, con il suo carico di morti e il suo impatto devastante. I luoghi che viviamo sono travolti da alluvioni o assediati da ondate di calore, mentre le grandi multinazionali dell’energia fossile moltiplicano esponenzialmente i propri profitti e milioni di persone soffrono le conseguenze del cambiamento climatico.
Nonostante ciò, dopo la pandemia che ci ha costretto a un prolungato lockdown – e durante la quale affermavamo che nulla sarebbe stato più come prima – il movimento climatico, che pure aveva portato tante e tanti giovani in piazza nel 2019, non è esploso. Se la crisi climatica è ormai un tema mainstream, le mobilitazioni per produrre un cambiamento radicale segnano il passo, mentre le lotte ecologiste, pur dando vita a una moltitudine di comitati, non hanno finora costruito un immaginario capace di suggestionare sogni all’altezza delle nostre aspettative, e di produrre la moltiplicazione di attivismi e l’esplodere di iniziative collettive.
In Italia, come del resto anche in molti altri Paesi, la paura di un futuro incerto spinge molte/i giovani ad azioni individuali o di gruppo che spesso hanno conseguenze penali rilevanti. Tuttavia, non emerge una dinamica collettiva di mobilitazione capace di porre con forza il tema della rottura dei rapporti di forza, mentre il greenismo diventa strumento di marketing per le compagnie energetiche e gli istituti finanziari che in questi decenni, pur conoscendo le conseguenze delle proprie scelte economiche, hanno accumulato profitti mostruosi investendo sul riscaldamento globale.
D’altra parte, in questi anni è cresciuta la consapevolezza collettiva intorno alla necessità di porre la sfida in termini di giustizia climatica: il riscaldamento globale, infatti, non è semplicemente una questione di emissioni di gas climalteranti, ma è il risultato di un sistema sociale ed economico che sfrutta e depauperizza per arricchire pochi, e che oggi cerca proprio nei percorsi di transizione energetica nuove fonti di profitto. Non a caso, i più ricchi del Pianeta stanno investendo nella costruzione di nuove città nel bel mezzo dei deserti dotate di ogni confort ambientale e urbano, mentre miliardi di persone vivono in aree fortemente impattate dal cambiamento climatico.
Ma gridare giustizia climatica, di per sé, non risolve i problemi di chi non ha una casa, fatica a pagare le bollette e ad accedere a cibo di qualità, subisce la precarizzazione del lavoro e l’accelerazione dei ritmi produttivi, vede i propri diritti sociali e civili calpestati, vive in zone di conflitto e attraversa i mari clandestinamente per sfuggire alla barbarie. Se la mobilitazione climatica arranca, è anche perché – nonostante percorsi interessanti come le convergenze nate dall’esperienza del Collettivo di Fabbrica GKN – ancora non siamo state/i capaci di proporre una visione complessiva della giustizia climatica, che non solo cerchi nessi e interconnessioni, ma trovi terreni comuni sui quali costruire una mobilitazione sociale.
Su questi temi, abbiamo aperto all’interno di Bologna for Climate Justice una riflessione profonda, che vorremmo condividere con quante/i in questi mesi hanno incrociato i nostri percorsi. Una riflessione fatta di momenti di discussione interni, ma anche di spazi di confronto pubblici, non necessariamente promossi dal nostro collettivo, perché pensiamo che attraversare i tanti momenti di riflessione che si aprono in questi mesi sia, anche, un modo per arricchire il nostro percorso.
Vorremmo, nei prossimi mesi, proporre un documento pubblico capace di entrare nel merito di queste e altre questioni, ponendo domande e abbozzando risposte, per contribuire a un dibattito capace di aprire una nuova fase di mobilitazione e attivazione. Tra le prime tappe di questo percorso, il 17 novembre proponiamo il dibattito “Costruire l’ecosistema della giustizia climatica”, mentre il 23 novembre parteciperemo all’assemblea “Quali nuovi scenari per le lotte?”. Speriamo di incrociarvi strada facendo!