Il fine settimana che ci siamo lasciate/i alle spalle è stato tanto impegnativo, quanto promettente. Impegnativo, perché per tre giorni è stato un susseguirsi di iniziative; promettente, perché a più livelli è emersa la necessità di una convergenza delle mobilitazioni, capace di immaginare un mondo diverso.
Venerdì 25 e sabato 26 marzo, infatti, due mobilitazioni – il Global Climate Strike e il corteo nazionale promosso dal Collettivo dei lavoratori GKN – hanno saputo provare a ritessere i fili tra ambiente e lavoro, spezzando il ricatto di chi propone salario in cambio di devastazione ambientale. Sembra scontato dirlo, ma per chi governa non lo è: difendere il futuro del Pianeta e battersi per un lavoro degno sono facce di una stessa medaglia, quella della giustizia sociale e climatica. Troppo spesso, e anche dagli stessi sindacati, ambiente e lavoro sono stati spesso posti in conflitto: ma lo scontro non è tra chi rivendica un salario e un lavoro dignitoso e chi difende il territorio che vive, bensì tra chi pretende profitti esponenziali sfruttando il lavoro e devastando il territorio, e coloro che in quel territorio vivono e lavorano.
(continua dopo la photogallery di Firenze)
Da questo punto di vista, e tornando nella città che viviamo – Bologna – l’assemblea metropolitana contro l’allargamento del Passante di Mezzo ha portato nel contesto locale questi ragionamenti. Un’ottantina di persone, infatti, si sono ritrovate al Parco delle Caserme Rosse, e, partendo dal progettato ampliamento dell’infrastruttura, hanno ragionato di territorio, agricoltura, cibo, energia, fonti fossili, mobilità, trasporto, urbanistica, democrazia. Il Passante di Bologna, del resto, è una metafora ideale di un sistema che, pur di tutelare i profitti, è disposto a sacrificare la salute dei cittadini e il futuro del Pianeta, impedendo che le alternative possano emergere.
(continua dopo la photogallery sull’assemblea metropolitana contro il passante di Bologna)
È stato, quello trascorso, un weekend d’incontro. Persone provenienti da percorsi ed esperienze diverse hanno camminato insieme per le strade di Firenze e hanno trovato uno spazio condiviso di discussione nell’assemblea bolognese. Crisi climatica, sfruttamento, precarietà, guerra, sono tutte conseguenze di un sistema che continua a misurare la propria presunta qualità sulla scala del PIL. Convergere significa mettere in discussione questo sistema, a partire dalle contraddizioni presenti nei territori che viviamo. L’IPCC ci dice che la finestra temporale per evirare l’irreversibilità dei cambiamenti climatici sta per chiudersi: è tempo di fermare le grandi opere inutili e dannose, battersi contro la militarizzazione delle nostre vite, realizzare filiere produttive sostenibili e utili alla collettività, impedire il greenwashing e promuovere la transizione energetica. Nell’ultimo fine settimana di marzo, abbiamo provato collettivamente ad andare in questa direzione.