Mercoledì 27 novembre si è svolto il terzo incontro verso lo spazio delle ecologie urbane. Un processo di discussione e confronto che ci ha visto ragionare intorno ai tanti bisogni ecologici da rivendicare negli spazi urbani (primo incontro), alle forme con le quali questi bisogni e desideri possono trovare concretezza all’interno di uno spazio collettivo (secondo incontro), e alle pratiche da costruire collettivamente per agire le ecologie urbane nella città (terzo incontro).
In queste settimane abbiamo immaginato e disegnato lo spazio che collettivamente vogliamo costruire. Un luogo nel quale praticare socialità, desigillazione, forestazione. Ma, ci siamo dette, abbiamo bisogno di pratiche collettive capaci di attraversare la città, perché non è una ‘riserva ecologista’ quella che vogliamo costruire. Non ci interessa coltivare il nostro orto perfetto tra il grigiore della foresta di cemento: vogliamo uno spazio delle ecologie urbane perché vogliamo costruire e praticare immaginari possibili. Vogliamo intrecciare rivendicazioni e bisogni, perché crisi climatica significa diseguaglianze. Per questo abbiamo costruito un calendario di iniziative che ci accompagneranno nei prossimi mesi.
Inizieremo domenica 15 dicembre, partecipando al trekking urbano ‘Il Ravone Rampante’. L’alluvione che ha colpito alcuni quartieri bolognesi lo scorso ottobre è il sintomo che c’è qualcosa che non va: che questo presente, fatto di fango e melma, non può essere il nostro futuro. Ridefinire la dimensione idraulica urbana significa ripensare la città, i suoi spazi sociali e naturali, la qualità delle nostre vite: desigillare suoli e forestare territori sono quindi terreno di pratica e di pretesa, forme di rivendicazione per vivere la città al tempo della crisi climatica.
A fine gennaio vogliamo ritrovarci a tavola per la cena delle ecologie urbane. Se, come abbiamo affermato durante gli incontri, anche cucinare può essere una pratica politica, vogliamo farlo collettivamente, attraverso una giornata ai fornelli che ci aiuti a costruire relazioni e progettualità verso lo spazio delle ecologie urbane, ma anche con una cena capace di aggregare e socializzare le pratiche che stiamo costruendo.
Il 1 marzo 2025, infatti, ci muoveremo per le strade di Bologna con una biciclettata (in maschera) alla ricerca dello spazio delle ecologie urbane, attraversando la foresta di cemento. Quello che viviamo è un territorio urbano carico di contraddizioni: mobilità, cementificazione, turistificazione sono elementi intorno ai quali si costruiscono nuove diseguaglianze; e se l’alluvione ha distrutto cantine e garage, le ondate di calore rendono invivibile lo spazio pubblico durante l’estate. Inforcheremo le nostre biciclette per esplorare la foresta di cemento, per denunciare le tante contraddizioni e metterci alla ricerca di quegli interstizi urbani e sociali a partire dai quali costruire pratiche di ecologie urbane.
Il 22 marzo 2025 vogliamo iniziare una nuova (primav)era, praticando il verbo ‘desigillare’. Ci sono mille buone ragioni per rivendicare una città con meno asfalto e cemento. E altrettante trasformazioni che questa rivendicazione porta con sé. Perché una città che fa spazio al suolo e alla foresta è, per esempio, una città con meno automobili, con più spazio pubblico per attività sociali, capace di rispondere meglio alle piogge intense e alle ondate di calore. E’ una città per una vita bella per tutte, che vogliamo rivendicare desigillando immaginari possibili e liberandoli dallo strato di asfalto e cemento che li ricopre.
Un percorso, quello appena accennato, che ha bisogno di un momento collettivo e plurale nel quale chiamare ancora una volta chiunque voglia costruire ‘altrove possibili’, e la Bologna delle lotte, delle rivendicazioni sociali ed ecologiste a sfilare per le strade della città. Per questo, a partire dal percorso verso lo spazio delle ecologie urbane, proponiamo un’ambizione collettiva: costruiamo il 12 aprile 2025 il Climate Pride di Bologna: una street parade capace ancora una volta di connettere pratiche e rivendicazioni. Come abbiamo fatto in tante occasioni; come abbiamo fatto il 22 ottobre 2022. Alla ricerca delle parole, delle pratiche e delle intersezioni per cambiare tutto: perché questo presente non è il nostro futuro.