Pubblichiamo il comunicato dell’associazione Santa Bellezza che da mesi denuncia, inascoltata, la devastazione dell’area del Paleotto, dove si vorrebbe realizzare l’ennesima strada per la quale sono stati abbattuti 1.157 alberi
Ieri, 17 maggio 2023 il cantiere del Nodo di Rastignano “è stato spazzato via dalle acque del fiume del Savena”. Un’opera pensata venti anni fa: una strada ad alto scorrimento proprio sulla riva del fiume, tra il comune di Bologna e quello di Pianoro. Paletti, transenne, sponde arancioni plastificate, persino l’asfalto della strada: tutto è stato fagocitato e trascinato via dalla potenza delle acque. Il fiume si è ripreso il suo spazio.
Da novembre 2022 *la nostra associazione “Santa Bellezza” denuncia il taglio di 1157 alberi proprio sulla riva di quel fiume che ha spazzato via tutto”. Alberi che erano parte della fascia ripariale, una sponda che trattiene il terreno dalle erosioni e dalle esondazioni. Alberi abbattuti per fare largo al cantiere, che oggi avrebbero potuto contenere il fiume.
Da mesi dunque il Paleotto è scenario di lotte ambientali, dove le associazioni del territorio denunciano a gran voce lo scempio operato dall’intervento umano. “Il nodo di Rastignano, infatti, come denuncia la Lipu, viola le leggi del consumo suolo e della tutela territoriale per i luoghi che ospitano specie protette”.
Anche il nostro territorio – tutelato da una serie di vincoli per la ricchezza e delicatezza della biodiversità – è vittima di questa insaziabile ossessione nel costruire inutili e dannose infrastrutture, i cui proventi vanno ad ingrassare le tasche di aziende private, che guadagnano non solo sulla salute dei cittadini dell’ambiente con impatto sulla nostra vita, ma anche sulle future generazioni.
A Gennaio 2023, data la gravità della situazione e la preoccupazione dei cittadini che si sono ritrovati le ruspe “in casa”, abbiamo scritto una lettera firmata insieme ad altre 14 associazioni rivolta all’assessora Orioli, al sindaco Lepore, al presidente Bonaccini per chiedere di fermare il cantiere. “A quella lettera non è mai stata data risposta.”
Ora i danni sono irreparabili, la grave alluvione è la dimostrazione evidente della follia di quel progetto, ma noi non dimentichiamo i nomi dei responsabili. E non dimentichiamo neanche che quei tagli folli di oltre mille alberi hanno moltiplicato il rischio esondazione e di frana. E ora le facce tristi dei presidenti, dei tecnici, degli assessori sono soltanto una presa in giro. “Pretendiamo il cantiere del Nodo di Rastignano non venga mai più riaperto”.
Chi ripagherà i danni alla salute dei cittadini, alle case, agli sfollati e nelle zone alluvionate? Come mai questa regione, che è “una delle prime in Italia per consumo di suolo”, cementificazione e tagli massicci di alberi, ora piange e si stupisce di un’emergenza meteo che la travolge? Come fa una regione, che si dichiara “Carbon Neutral entro il 2030”, a permettere un’opera del genere con il taglio di 1157 alberi sulla riva di un fiume a rischio esondazione?
La stessa regione che ora sta progettando un’opera devastante come il Passante di Mezzo la cui realizzazione implica altro consumo di suolo, altri gas tossici per la popolazione, altri tagli massicci e zone di verde sottratte alla cittadinanza, senza tener conto del cambiamento climatico in atto.
Come si pretende di arginare fenomeni di devastazione ambientali di interi ecosistemi, ora trasformati in tragedie, con la compensazione di alberini che si seccano in una stagione, piantati ai cigli delle strade e che solo tra sei anni assorbiranno anidride carbonica?
Oggi il Paleotto, travolto dalla potenza del fiume, fortunatamente senza vittime, “è un simbolo di questa tragedia immensa che ha colpito l’Emilia Romagna”.
E’ l’emblema dell’incapacità delle istituzioni di ascoltare i cittadini e le associazioni.
Il presidio della battaglia ambientale per la tutela del territorio che tante comunità stanno combattendo contro il cambiamento climatico. La dimostrazione evidente che “la natura, alla fine, riprende il suo corso”.