Il mese che sta per chiudersi è stato ricco di appuntamenti: dagli incontri della rassegna ‘La Corte della giustizia climatica’ al trekking di Luminasio, passando per la contestazione al viceministro Bignami e all’AD di Autostrade Tomasi, fino alle tre giornate di (Fe)Stivale, tanti sono stati i momenti di confronto e discussione politica.
Quella che si apre è una stagione importante, che segue un’estate che ha segnato nuovi record climatici per il Pianeta, tanto che il Segretario delle Nazioni Unite ha dichiarato che “è iniziata l’era dell’ebollizione globale”. In questi mesi, la temperatura media sia dell’atmosfera, sia degli oceani, ha registrato i valori più alti di sempre, mentre intere regioni – tra cui la nostra – sono state sconvolte da fenomeni meteorologici estremi. Ondate di calore e precipitazioni intense hanno provocato migliaia di morti e danni incalcolabili agli ecosistemi e ai luoghi che abitiamo.
Nonostante ciò, ci si ostina a fare tutto come prima. Mentre le multinazionali del fossile vantano i profitti più alti di sempre, governi nazionali e regionali continuano a cementificare il territorio, e nelle città – inclusa Bologna – non si vedono segnali per un radicale cambio di prospettiva.
Diventa sempre più evidente che la crisi climatica è soltanto l’ultima delle tante ingiustizie sociali che il sistema economico fondato sulle fonti fossili impone a gran parte dell’umanità: mentre milioni di persone soffrono carestie e siccità, sono costrette a migrare, o perdono tutto a causa di eventi catastrofici, c’è chi continua ad andare a fare shopping con il proprio jet privato, o a navigare tra isole che nemmeno conosce a bordo del proprio yacht di lusso. Da questo punto di vista, la giustizia climatica è lotta sociale, e l’oggetto del contendere è una vita degna per tutte/i. Perché mentre i più ricchi progettano futuristiche città in mezzo al deserto nelle quali rifugiarsi da ondate di calore e precipitazioni violente, gran parte dell’umanità rischia di veder peggiorare ancora la qualità della propria vita, mentre i diritti e le diversità continuano a essere calpestati.
Costruire giustizia climatica significa intrecciare opposizioni e progettualità. Contro opere infrastrutturali e progetti urbani che proseguono nel consumo di suolo e sostengono l’economia fossile, come l’allargamento delle autostrade della nostra regione, i rigassificatori nei porti, gli inutili impianti di risalita sul Corno alle Scale e quelli olimpici a Cortina, le basi militari a Coltano. Complici di processi dal basso, capaci di innovare nelle relazioni e nel modo di vivere i nostri territori, cogliendo la sfida delle conseguenze del riscaldamento globale come opportunità per re-immaginare il presente e sovvertire il futuro.
Nei mesi che verranno vogliamo continuare a far sentire la nostra voce contro le opere imposte dall’alto, partecipando ai percorsi di mobilitazione che attraverseranno i nostri territori; e vogliamo, anche, continuare ad attraversare una corte di edilizia popolare, camminare tra i crinali e i calanchi dell’Appennino, discutere in una fabbrica occupata e nelle aule universitarie, cenare alla tavola dei mercati contadini. Non soltanto perché questi spazi rappresentano i luoghi delle (rel)azioni belle, ma perché è in queste nicchie che possono germogliare i semi della giustizia climatica. Sono i luoghi dove sperimentare altrovi possibili che si contrappongono al mondo del ‘(ri)fare tutto come prima’ tanto caro a chi pretende di manovrare le leve del comando.
Se vuoi conoscerci e partecipare a questi percorsi, vieni a trovarci ogni martedì alle 19:30 a Porta Pratello, a Bologna!