Sono anche loro a Glasgow, e partecipano alla COP26 come attori che pretendono di influenzare le scelte per affrontare l’emergenza climatica. Inondano la nostra quotidianità di pubblicità con la quale ci raccontano l’impegno delle loro multinazionali per garantire un futuro alle generazioni più giovani. Eppure, sono i veri ladri, coloro che, con la loro quotidianità fatta di lussi e privilegi, rubano il futuro a miliardi di esseri umani.
Ce li ricordiamo, lo scorso settembre, i ‘primi turisti spaziali’? Quei quattro milionari che si sono fatti tre giorni a zonzo nello spazio a bordo della navicella Space X? Per quel giretto fuori porta che si sono concessi hanno inquinato quanto 1 miliardo di persone povere.
Secondo un recente studio pubblicato da Oxfam e realizzato in collaborazione con l’Institute for European Environmental Policy (IEEP) e lo Stockholm Environment Institute (SEI), “nel 2030 le emissioni di CO2 prodotte dall’1% più ricco dell’umanità saranno 30 volte superiori a quanto sostenibile per contenere l’aumento delle temperature globali entro 1,5°C rispetto all’era pre-industriale”. Contemporaneamente, “le emissioni del 50% più povero sono invece destinate a restare ben al di sotto della soglia di guardia”.
Qual è il punto, dunque? Che se non mettiamo in discussione il sistema economico in cui viviamo, non ci sarà futuro per il Pianeta. Secondo lo stesso studio, infatti, nei prossimi dieci anni il 10% più ricco della popolazione mondiale è in grado – da solo – di produrre abbastanza emissioni da portarci al punto di non ritorno, spalancando la strada dell’estinzione.
La catastrofe la producono coloro che per decenni si sono arricchiti inquinando; persone e multinazionali che, da sempre, calpestano i diritti e la dignità di milioni di individui pur di realizzare profitti. Ecco perché non sarà la COP26 di Glasgow a dare risposte efficaci: quel che si discute a quel tavolo, infatti, è come permettere al capitalismo – e ai pochi privilegiati che da esso traggono i massimi benefici – di continuare a sfruttare il Pianeta e i suoi abitanti, mettendo in salvo chi ha i soldi per farlo.
Se vogliamo un futuro per noi e per le prossime generazioni, è necessario ribaltare il tavolo a cui banchettano coloro che devastano il globo. Salvare il Pianeta non basterà: è tempo di costruire giustizia climatica.