Sabato 11 novembre a Luminasio si è tenuta una nuova tappa del percorso di ricostruzione sociale che coinvolge le/gli abitanti della frazione di Marzabotto, e tante persone – di Bologna, ma non solo – che in questi mesi hanno costruito iniziative di solidarietà con le popolazioni alluvionate.
Un percorso, quello della ‘ricostruzione sociale tra i crinali della crisi climatica’, nato dopo la catastrofica alluvione dello scorso maggio, che ha allagato le pianure, causato vittime, e che, secondo le stime, avrebbe prodotto almeno nove miliardi di euro di danni. E, mentre tanti centri abitati finivano sott’acqua, l’Appennino si sgretolava, con centinaia di frane che hanno interrotto strade e minacciato centri abitati, mettendo in crisi le attività agricole e produttive del territorio.
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In questi mesi, tra Luminasio e Bologna, sono cresciute suggestioni collettive. Quelle che, a partire da una catastrofe, propongono sentieri inesplorati e nuovi, capaci di immaginare ‘altrove possibili’ laddove il futuro sembra riservarci solo eventi meteorologici sempre più estremi e nuovo fango da spalare. L’11 novembre è stata una giornata che ha unito cura del territorio e socialità, tra lavori di cura del territorio laddove una frana aveva interrotto i collegamenti tra le diverse frazioni, e una castagnata accompagnata da musiche e balli. E, tra i due momenti, un nuovo spazio di discussione collettiva che ha cercato di mettere a terra alcune suggestioni.
A partire dal come fare, nel concreto, ricostruzione sociale. E l’ipotesi che è nata e quella di un progetto collettivo di recupero di alcuni edifici abbandonati, con l’ambizione di farli diventare spazi sociali per la comunità locale, ma anche per quante/i vogliono vivere l’Appennino; luoghi che sappiano parlare del territorio e della sua cura, dei modi collettivi ed ecologici con i quali vogliamo stare nei luoghi che viviamo e che attraversiamo, del come costruire percorsi sociali tra i crinali della crisi climatica.
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Nei prossimi mesi queste ambizioni saranno messe a verifica, con dei tavoli di lavoro che ne studieranno la fattibilità, con l’ambizione di coinvolgere abitanti, attiviste/i, professioniste/i, e quante/i vedono nell’alluvione che ha colpito le nostre terre uno spazio di opportunità politica e di contesa sociale. Con la consapevolezza che affronteremo un percorso accidentato, nel quale dinamiche sociali, energie collettive, ostacoli e processi istituzionali si troveranno a incrociarsi, ma con la speranza di osservare scorci inconsueti, per scoprire paesaggi inesplorati e porre sul terreno qualche piccolo mattone nella costruzione di altri mondi possibili.
Nel lungo percorso di ricostruzione sociale, ci saranno nuovi appuntamenti… stay tuned!