La decrescita non è sempre stata molto apprezzata da gran parte della sinistra radicale, e la cosa è in parte comprensibile: è stata criticata per la sua cecità nei confronti dei più ampi processi di produzione e accumulazione capitalistica, nonché per la sua scarsa attenzione ai rapporti di classe e alla politica conflittuale. Tuttavia, mentre non si può negare l’enfasi posta dalla prima decrescita sull’auto-limitazione, sul consumismo e sulla riduzione di scala del processo economico, la sua successiva adozione da parte di alcuni movimenti sociali antagonisti ha portato a un confronto più diretto con il capitale e a un’articolazione più forte con politica anticapitalista.
Ne abbiamo discusso con Bengi Akbulut (Concordia University, Canada) ed Emanuele Leonardi (Università di Bologna).