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Urgenza climatica

  • Categoria dell'articolo:Europa
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E’ in uscita con Orthotes la traduzione del libro On ne dissout pas un soulèvement. 40 voix pour les Soulèvements de la Terre, l’abbecedario dei Soulévements de la Terre. D’accordo con le autrici e le autori, pubblichiamo la voce ‘Urgenza climatica’, firmata da Scienziati in ribellione.

Urgenza climatica

L’urgenza climatica non è uno slogan politico, ma un orologio geofisico direttamente legato alle condizioni di vita dell’umanità e degli ecosistemi. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) rileva che “la finestra di possibilità” per garantire un futuro sostenibile per tutti e tutte si sta rapidamente chiudendo. Si stima che dai 3,3 ai 3,6 miliardi di persone vivono in condizioni particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. L’aumento degli eventi meteorologici estremi ha già esposto milioni di persone a una grave insicurezza alimentare e a una crescente scarsità d’acqua. L’anno 2022 ha dato un assaggio dell’aggravarsi delle conseguenze del cambiamento climatico, con ondate di calore, siccità e incendi, in Francia e nel resto del mondo. Ci troviamo tutti e tutte di fronte a un’escalation di danni e rischi, ma in modi diversi, con i più colpiti che sono anche i più vulnerabili e i meno responsabili, e con meno mezzi per adattarsi a disposizione.

Senza una riduzione delle emissioni immediata, rapida e stabile in tutti i settori, rimanere ben al di sotto dei 2°C di riscaldamento sarà fuori portata. In base all’andamento attuale, i bambini e le bambine che nasceranno nel 2020 dovranno affrontare in media sette volte più ondate di calore nel corso della loro vita rispetto ai loro nonni, e circa tre volte di più per quanto riguarda siccità e inondazioni. Tutte le emissioni di gas serra aumentano la minaccia per le generazioni future.

Ogni tonnellata di gas serra che si aggiunge all’atmosfera contribuisce ad aumentare il riscaldamento, avvicinandoci ai limiti di adattamento e all’irreversibilità dei danni alle società umane e/o agli ecosistemi; per alcuni di essi, questi limiti sono già stati raggiunti. Ma tali emissioni continuano ad aumentare – una discrepanza evidente tra ciò che è necessario fare per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e ciò che i nostri decisori politici ed economici hanno fatto per ridurre le emissioni.

Nel caso della Francia, l’Alto Consiglio sul Clima insiste sul divario tra gli obiettivi e l’effettiva riduzione delle emissioni di gas serra, che dovrebbe andare al doppio della velocità. Nel 2022, il presidente dell’organo di Autorità ambientale, che ha il compito di fornire pareri motivati sui principali progetti di sviluppo, ha concluso che “la transizione ecologica, in Francia, non è iniziata” e ha sottolineato i preoccupanti sviluppi della questione per la democrazia ambientale in Francia, con battute d’arresto nel diritto ambientale e una chiara preoccupazione per l’inadeguatezza del sostegno alla transizione verso l’agro-ecologia, la gestione delle acque e la conservazione delle zone umide.

Anche le azioni di adattamento e di transizione verso modi di vita e di produzione più sostenibili sono insufficienti per proteggere le persone e gli ecosistemi. Al contrario, il deterioramento delle condizioni essenziali per il benessere umano (salute, abitazioni, cibo) rende ancora più difficile l’adattamento e aggrava la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, così come la distruzione degli habitat e dei suoli degrada il potenziale di sopravvivenza degli ecosistemi.

Siamo nel pieno di questa situazione e sperimentiamo quotidianamente come le misure meramente cosmetiche del passato non sono più sufficienti. Ma se da un lato è evidente l’urgenza di agire sia sulle cause che sulle conseguenze del cambiamento climatico, dall’altro è essenziale che le risposte vengano costruite in modo intelligente, in ogni contesto, con importanti questioni in gioco per la qualità e la legittimità democratica dei processi e delle decisioni. Poiché il più delle volte si basano su soluzioni tecnologiche che aumentano la nostra dipendenza da un sistema ecologicamente insostenibile, le attuali risposte ai cambiamenti climatici possono essere esse stesse fonte di nuovi rischi. Costruire transizioni eque ed evitare il disadattamento è essenziale per non aggravare i danni agli ecosistemi e le disuguaglianze, sia in termini di partecipazione al processo decisionale che di accesso alle risorse. Dobbiamo lottare contro gli effetti di “blocco” delle pratiche attuali, che arrestano le trasformazioni necessarie. In questo contesto è essenziale cambiare la legge.

Negli ultimi due o tre decenni, in presenza di solidi fatti scientifici e di leve d’azione ormai ben chiare, l’inazione non è più una mancanza di consapevolezza o di informazione: è una scelta politica. Quindi l’attenzione si sposta: qual è la minaccia più grave? È il risveglio delle mobilitazioni ecologiche e climatiche, o è la prosecuzione di tendenze insostenibili, la costruzione di infrastrutture che aggravano l’impatto del cambiamento climatico, il degrado degli ecosistemi, la perdita di biodiversità e le loro conseguenze per il benessere e i diritti umani delle generazioni di oggi e di quelle di domani? Per noi scienziati che abbiamo intrapreso il passo della disobbedienza civile a sostegno di queste mobilitazioni, la risposta è chiara e inequivocabile: i Soulèvements sono necessari.

Scientifiques en rébellion

➡ Cfr. anche Idrogeologia, Kapitalocene, Youth for Climate