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Verso gli Stati generali della giustizia climatica e sociale: oltre l’inverno, una primavera di iniziative. 12 APRILE: CLIMATE PRIDE A BOLOGNA

  • Categoria dell'articolo:Italia
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In questi mesi abbiamo messo in cantiere gli stati generali della giustizia climatica e sociale: un’ambizione in divenire per affrontare collettivamente la tempesta di un mondo attraversato dalla guerra e dalla crisi ambientale e climatica. Abbiamo bisogno di tessere nuove convergenze e costruire nuovi spazi di pretesa: l’esperienza del Collettivo di Fabbrica GKN e le mobilitazioni ecologiste di questi anni ci hanno aperto una strada. Una strada non certo facile (sconnessa e accidentata), che segna il percorso di convergenza e transizione ecologica reale e dal basso che vogliamo intraprendere per moltiplicare le nostre rivendicazioni.

La crisi climatica è figlia delle profonde disuguaglianze su cui si reggono i profitti dell’economia fossile; l’economia della crisi climatica è lo strumento con il quale si vogliono rafforzare queste diseguaglianze sociali e territoriali. Per questo, come abbiamo affermato in tante piazze, fine del mese e fine del mondo sono la stessa lotta

Costruire gli stati generali della giustizia climatica e sociale vuol dire opporre il nostro welfare al loro warfare. Significa aggredire i nessi tra sfruttamento e riscaldamento climatico, ineguaglianze, migrazioni ed eventi meteorologici estremi, patriarcato e repressione, profitti e povertà energetica. Vuol dire rifiutare che il presente di guerre e distruzioni, fango e alluvioni, licenziamenti e delocalizzazioni, sia il nostro futuro. Significa fermare l’economia di guerra, rivendicare processi di reindustrializzazione e lavoro in autogestione, l’agroecologia come pratica radicale ecologica di approvvigionamento e gestione democratica delle risorse, autodeterminazione e spazi delle ecologie urbane. Vuol dire cercare la crisi climatica nei luoghi di lavoro, nelle frontiere specchio dei processi di razzializzazione, negli spazi abitativi, nelle guerre e nel genocidio in Palestina, negli interstizi delle nostre città e delle nostre campagne. Significa opporsi al capitalismo fossile senza avallare la finta transizione dall’alto che riproduce logiche coloniali, classiste ed estrattiviste.

Quello verso gli stati generali della giustizia climatica e sociale è un processo di ricerca e di pratica. Abbiamo bisogno di nuovi paradigmi; di spazi di convergenza ed ecosistemi ecologici delle lotte. Abbiamo bisogno di parlare e fare, dire e praticare, perché è nell’intersezione tra spazi di discussione e pratiche di mobilitazione che possiamo immaginare e vogliamo trasformare il domani. 

Per questo, la nostra primavera prenderà le mosse da alcune iniziative di convergenza in città e territori diversi. Ognuna ha caratteri specifici, ma collegandole vogliamo iniziare a costruire il puzzle degli stati generali della giustizia climatica e sociale, che potrá crescere e potenziarsi dalla messa in comune di idee e azioni.

  • 8-11 febbraio 2025, tour in diverse città italiane di una delegazione proveniente da Valencia che ci racconterà delle implicazioni sociali e politiche dell’alluvione dello scorso ottobre e della risposta dal basso per far fronte alla ricostruzione attraverso l’autorganizzazione;
  • 9 febbraio 2025, BOLOGNA, verso gli Stati Generali della giustizia climatica e sociale: incontro per definire i nodi intorno ai quali costruire un manifesto della giustizia sociale e climatica,e condividere le prossime iniziative.
  • 28-30 marzo 2025, ROMA, Residenza di ReSET against the war: un momento residenziale composto da laboratori, azioni e condivisioni. Uno spazio per tessere reti intersezionali tra ecologia, transfemminismo, lotte sul lavoro e contro il lavoro. Uno spazio per leggere insieme il drammatico regime di guerra in cui ci troviamo e immaginare nuove forme per opporsi. L’orizzonte è quello della convergenza, per noi l’unica chiave possibile di resistenza.
  • 4-6 aprile 2025, CAMPI BISENZIO, Festival di letteratura working class: la terza edizione del festival che tiene insieme letteratura e conflitto sociale, in cui la working class, con inviti da tutto il mondo, si racconta per non farsi raccontare, per rientrare nell’immaginario collettivo e smontare le narrazioni dominanti, a partire da quella che contrappone la lotta per il lavoro con quella contro il cambiamento climatico.  
  • 12 aprile 2025, BOLOGNA, Climate Pride: una street parade capace di connettere pratiche e rivendicazioni e di costruire spazi per le ecologie urbane; alla ricerca delle parole e delle intersezioni per cambiare tutto: perché questo presente non è il nostro futuro.

Nelle prossime settimane costruiremo momenti di discussione locali e nazionali. Per fare di questi eventi degli spazi di convergenza; per fare degli stati generali della giustizia climatica e sociale lo spazio nel quale immaginare come cambiare tutto. Tenetevi libere.