Alluvioni e ondate di calore: la crisi climatica in questi anni ha mostrato i suoi effetti nella quotidianità della nostra città. La cosiddetta ‘transizione dall’alto’ ha fallito: mentre l’Europa abbandona ogni velleità di guidare l’abbattimento delle emissioni e investe centinaia di miliardi in armamenti, a livello locale si continua a parlare di grandi opere – come l’allargamento del Passante autostradale – nonostante le ripetute alluvioni che hanno investito i nostri territori, mentre il consumo di suolo continua, e il traffico è insopportabile.
Desigillare, forestare: sono questi i verbi che vogliamo praticare dal basso nei luoghi che viviamo. Per affrontare le cause della crisi climatica, e per fare dello spazio pubblico il luogo nel quale migliorare le nostre vite. Sabato 22 marzo questi verbi li abbiamo praticati simbolicamente, togliendo asfalto e piantando alcuni alberi. Prima, abbiamo desigillato alcuni metri quadri in un’area pubblica abbandonata; di aree come questa il tessuto urbano è pieno: interstizi abbandonati all’asfalto e al cemento. Nel pomeriggio, invece, abbiamo attraversato la città con una biciclettata nella foresta di cemento, toccando diversi luoghi per noi importanti; tra questi, di fronte al Cassero – oggetto, nelle scorse settimane, di attacchi fascisti – abbiamo piantato alcuni alberi: un modo per esprimere la nostra complicità con coloro che animano quello spazio, e per affermare l’urgenza di forestare l’urbano per migliorare la qualità della vita di tutte.
Con queste iniziative simboliche, abbiamo voluto indicare che la nostra città è piena di spazi abbandonati e cementificati, interstizi, strade e piazze d’asfalto che potrebbero essere velocemente trasformati in luoghi in cui nature e culture si intrecciano costruendo spazi di ecologie urbane. Ma anche iniziare a indicare alcune pratiche collettive attraverso le quali costruire spazi delle ecologie urbane.
Il 12 aprile riempiremo le strade di Bologna con il Climate Pride. Questo presente non è il nostro futuro: costruiamo ecologie urbane, riprendiamoci la città.
foto di Michele Lapini