In queste settimane abbiamo aperto la discussione verso lo spazio delle ecologie urbane: ne abbiamo iniziato a parlare a Luminasio, durante la Summer School della Climate Justice University, e proseguiremo attraverso 3 incontri in programma il 16 ottobre, il 6 e il 27 novembre.
L’ambizione l’abbiamo esplicitata nel testo con il quale abbiamo proposto questo percorso: pensiamo siano maturi i tempi per fare un passo avanti rispetto alle tante e importanti esperienze di mobilitazioni ecologiste di questi anni, costruendo un nuovo spazio urbano di aggregazione, convergenza e mobilitazione che faccia delle riflessioni ecologiste uno degli strumenti per affrontare le diseguaglianze che attraversano la nostra quotidianità, esprimendo allo stesso tempo progettualità e conflittualità.
A partire dal 16 ottobre vogliamo iniziare a ‘mettere a terra’ queste riflessioni. Vogliamo, infatti, confrontarci su cosa significa, nel concreto, praticare le ecologie urbane. E pensiamo di farlo a partire da tre verbi: desigillare, forestare, cucinare. Non si tratta né di tre contenitori, né di tre temi, ma di azioni con le quali praticare le trasformazioni ecologiche dell’urbano di cui sentiamo il bisogno per affrontare la crisi climatica come fenomeno prima di tutto sociale. Desigillare, infatti, non significa soltanto rendere permeabili le superfici della metropoli, ma anche immaginare le infrastrutture che permettano una vita bella in una città che ritrova il rapporto con il suolo. Promuovere la mobilità dolce e ridurre il numero di automobili, per esempio, significa aver bisogno di una superficie asfaltata inferiore, mentre i cortili, da parcheggi, potrebbero tornare giardini. Forestare non vuol dire soltanto riempire lo spazio urbano di alberi; ma anche costruire percorsi per la diffusione e la moltiplicazione degli orti urbani, delle ombreggiature verdi, dei reticoli di biodiversità; vuol dire, anche, recuperare un rapporto urbano con l’acqua in un tempo in cui nelle nostre città quest’ultima è drammaticamente protagonista delle alluvioni. Cucinare, infine, non è soltanto preparare del cibo buono, ma anche rafforzare le relazioni sociali e politiche che si creano intorno a una tavola imbandita, gli scambi e le connessioni con le aree agricole e coloro che ci lavorano, anche ripensando il senso culturale del cibo in una città più volte associata a un mangificio.
Desigillare, forestare, cucinare: tre verbi, ci sembra, capaci di aprire interstizi di pratica concreta, da vivere e sperimentare collettivamente, per provare a fare cose che abbiano bisogno di spazio e non solo uno spazio per poi fare delle cose. Ma, anche, tre verbi capaci di stare in una stessa frase, di proporre e produrre connessioni tra suolo, vegetazione e relazioni. Di affermare che è nel fare che possiamo trovare le forme conflittuali per trasformare radicalmente l’urbano e costruire nuove infrastrutture sociali.
Cosa fare nell’urbano per promuovere pratiche ecologiche? E come farlo collettivamente? Abbiamo delle idee, dei bisogni e dei desideri. Ma, soprattutto, abbiamo voglia di ascoltarne altri. Lo spazio delle ecologie urbane non è lo spazio di Bologna for Climate Justice, ma lo spazio di tutte e tutti coloro che intendono fare della giustizia climatica una pratica e una riflessione quotidiana e condivisa, a partire da Bologna, ma con l’ambizione più ampia di trasformare non solo questo contesto urbano. Per questo, l’incontro del 16 ottobre sarà articolato in tre parti:
- breve presentazione iniziale dello spazio delle ecologie urbane e del suo perché
- quattro corner/tavoli tematici (desigillare, forestare, cucinare, corner libero) tra i quali ognuna/o potrà muoversi liberamente per proporre idee, riflessioni, proposte;
- un momento di restituzione finale dei corner/tavoli tematici.
Vi aspettiamo il 16 ottobre alle 20:00 al Centro Sociale della Pace.