Il 28 aprile 2022 la Commissione Europea ha annunciato le cento città selezionate per la Mission Climate-neutral and smart cities. Tra queste, figura anche Bologna, che si è quindi impegnata ad attivare al più presto una strategia complessiva che le permetta di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030.
Poche settimane dopo quell’annuncio, veniva pubblicato da Kyoto Club e CNR- Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (CNR-IIA) il rapporto MobilitAria nel quale si sottolineava che “nell’ultimo decennio, nella città metropolitana di Bologna, le emissioni di CO2 legate ai trasporti sono aumentate del 30%. E rispetto alle emissioni totali la mobilità a Bologna incide per il 50%, una delle percentuali più alte fra le città prese in esame […] La colpa – aggiungeva il rapporto – è, in massima parte, delle automobili, che incidono per il 58% delle emissioni della mobilità”.
Sono passati molti mesi, durante i quali sulla partecipazione di Bologna alla Mission Climate-neutral and smart cities c’è stata qualche conferenza stampa – ma come si raggiungeranno gli obiettivi? Come saranno coinvolte le/i cittadine/i? Quali saranno le risorse economiche a disposizione, e da dove arriveranno? – mentre, per quanto riguarda il traffico, non abbiamo visto cambiamenti sostanziali.
Certo, continuano a essere tracciate nuove corsie ciclabili, che dovrebbero rendere più sicuri gli spostamenti sulle due ruote, ma questi percorsi sono troppo spesso preda della sosta in doppia fila, su cui non è stata adottata alcuna azione; in città il limite di velocità scenderà a 30 km/h, e la misura avrà indubbi benefici sulla sicurezza, ma anche sulla qualità dell’aria. Davanti ad alcune scuole sono state istituite delle piazze scolastiche, e certamente le/gli alunne/i ne stanno beneficiando.
Ci sono, però dei ma. Per esempio, che un numero elevato di bambine e bambini continua a essere accompagnata/o a scuola in automobile, e le piazze scolastiche non risolvono questo fenomeno; che abbassare il limite di velocità – portandolo alla velocità media con cui già oggi ci si muove in ambito urbano – non crea nessun automatismo che porti all’abbattimento del traffico, che probabilmente sarà più ordinato, ma ancora elevato; che sì, lungo piste e corsie ciclabili ci sono più cicliste/i, ma siamo distantissimi dai numeri che città più fredde e con condizioni metereologiche molto più sfavorevoli esprimono in altre aree d’Europa, con cui la nostra città ambisce a confrontarsi.
Il punto è che tutti i piccoli interventi vanno bene, e lasceranno certamente un piccolo segno positivo sulla città. Ma senza una visione rivoluzionaria del modo di muoversi in città, e senza la volontà politica di perseguirla, i numeri del rapporto MobilitAria sono destinati a non cambiare, e gli obiettivi che il Comune si è dato candidando la città alla Mission Climate-neutral and smart cities’ non potranno mai essere raggiunti. Senza considerare, tra l’altro, scelte scellerate come l’allargamento del Passante di Mezzo che, se realizzato, farebbe crescere le emissioni nel territorio comunale, costringendo le/i bolognesi a ‘compensarle’ per poter ambire alla neutralità climatica.
E allora? E allora, vogliamo l’area interna alle mura cittadine completamente chiusa al traffico privato veicolare; zone e strade pedonali in ogni quartiere; vogliamo i viali a senso unico antiorario, perché l’altra carreggiata – quella più vicina alle mura cittadine – possa essere dedicata completamente al trasporto pubblico e alla mobilità dolce, mentre attraversare la città con un veicolo a motore diventi più complicato; per la stessa ragione, vogliamo grandi arterie urbane senza automobili, come possono essere per esempio via Saragozza fino al Meloncello, e via Matteotti tra Piazza dell’Unità e Piazza XX Settembre. Vogliamo, in sintesi, azioni impensabili per fare l’impensabile: abbattere le emissioni dovute al traffico nella città di Bologna. E, per farlo, l’unica strada possibile è rendere comodo, veloce, bello, confortevole e piacevole spostarsi con il trasporto pubblico e la mobilità dolce, e sconveniente muoversi con un mezzo a motore. Esattamente ciò che hanno fatto tante città europee dalle quali possiamo imparare.
Lo sappiamo, è una sfida nella quale ci vuole molto coraggio. Ma, come ricorda chi è favorevole alla città 30km/h (e noi siamo favorevoli), quando è stato vietato il fumo all’interno dei locali pubblici, ci si aspettava una levata di scudi delle fumatrici e dei fumatori; invece, poco dopo l’adozione di quel provvedimento, anche gran parte di chi fumava era favorevole a questa scelta. È quel che è successo in altre città europee, dove all’inizio le/gli automobiliste/i non erano affatto favorevoli alle restrizioni imposte ai veicoli a motore. Pochi anni dopo, quasi nessuna/o sarebbe tornato indietro.
Quelle elencate poco sopra non sono ritenute misure realizzabili? Nel mondo, abbiamo visto autostrade urbane trasformate in lunghi parchi pubblici, corsi d’acqua ripristinati laddove c’erano parcheggi, interi quartieri chiusi al traffico. Niente è realizzabile, se non si prova a realizzarlo. Bologna, d’altra parte, è una città compatta, prevalentemente pianeggiante, nel quale muoversi a piedi, in bici o con i mezzi pubblici può essere comodo e – come meno traffico – sicuro, veloce e salutare. Ma perché Bologna sia tutto questo, oggi servono azioni dirompenti e rivoluzionarie, non tracce di vernice sparse qua e là nel reticolo urbano.
Poi, sulle misure concrete, potreste rispondere che sono visionarie; ma noi non siamo architette/i, urbaniste/i, assessore/i o consigliere/i delegate/i: a voi l’onere di dirci come si fa a ridurre drasticamente il numero di automobili che circolano in città nei prossimi sette anni. Il problema non è quale strada chiudere al traffico, ma l’ambizione che Bologna coltiva. E, a oggi, non ci sembra quella di una città che vuole davvero rispettare gli impegni presi aderendo alla Mission Climate-neutral and smart cities.